Autore: sfogar
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Per la diagnosi di reflusso gastro-esofageo è necessaria la esofago-gastroscopia per valutarne la presenza, Ie alterazioni anatomiche che lo provocano (incontinenza cardiale, ernia jatale) ed i danni che eventualmente ha provocato, dalla semplice infiammazione, alle ulcere, alla stenosi (ostruzione dell’esofago) fino allo sviluppo di una neoplasia.
Per valutarne però l’intensità, la durata ed il n° di episodi che compaiono in un giorno bisogna introdurre un elettrodo poco sopra il cardias che registra nell’arco di 24h i valori di acidità in esofago. (pH-metria).
I dati raccolti ci daranno le giuste indicazioni per una corretta terapia medica o chirurgica.
Normalmente questo lo si fa con una sonda posizionata in esofago e collegata con dei fili che escono dal naso ad un registratore.
Questa metodica però può non essere accettata da alcuni pazienti per il fastidio dei dei fili che fuoriescono dal naso e per motivi “estetici” dovendo recarsi al lavoro.
Oggi è possibile eseguire questo esame applicando una capsula 6 cm sopra il cardias che trasmette wireless per 72h i valori di ph ad un registratore che viene tenuto alla cintura.
Si può condurre una normale attività, mangiare e dormire senza fastidi, uscire di casa, fare sport e andare al lavoro.
Per questo la valutazione del reflusso avviene in condizioni più fisiologiche.
I sanguinamenti del tratto esofago-gastrico possono essere acuti e cronici.
Quelli acuti si manifestano con emissione di sangue rosso misto a coaguli più scuri dalla bocca e con feci color catrame acquose dal retto.
Quelli cronici si evidenziano solo facendo analizzare le feci (ricerca sangue occulto).
Le cause più comuni sono difficili da specificare poiché variano in base all’area interessata dall’emorragia e dall’età del soggetto.
Tuttavia, in linea generale, le cause più comuni di sanguinamento del tratto GI superiore sono:
Gran parte di queste lesioni possono essere prevenute o trattate con un esame endoscopico.
Stadizione e trattamento
Il tumore dell’esofago è raro: si situa all’ottavo posto nella classifica mondiale dopo altri più frequenti (seno, colon, prostata) ma in questi ultimi anni sta avendo nei paesi occidentali un rapido aumento di incidenza (+500% rispetto agli anni 70).
In Italia il tasso di incidenza annuo è di circa 4 casi su 100.000.
È una forma di cancro molto aggressiva con mortalità abbastanza elevata.
I fattori di rischio sono molteplici: consumo di alcool e tabacco, fattori genetici (sesso maschile), l’età (max tra 70 e 80 anni d’età), fattori infiammatori, (reflusso gastro-esofageo), esofago di Barrett (rischio aumentato di 40-200 x).
Si associa inoltre ad altre patologie pregresse o concomitanti: tumori testa collo anche se guariti, ingestione di caustici, radioterapia, acalasia, papilloma esofageo.
Negli ultimi anni si è visto che anche l’obesità e quindi la dieta possono avere un ruolo importante: il mancato controllo del peso, una dieta povera di frutta e verdura e un ridotto apporto di vitamina A e di alcuni metalli come zinco e molibdeno, il consumo eccessivo di carni rosse (+3 porzioni a settimana) e prodotti a base di cereali raffinati (ad ogni pasto) sono fattori di rischio importanti per sviluppare displasia e quindi, indirettamente, cancro.
Al contrario il consumo quotidiano di prodotti a base di cereali integrali sembra avere un effetto protettivo.
Purtroppo i sintomi (disfagia, difficoltà ad alimentarsi) compaiono quando la malattia è avanzata e le possibilità di cura sono scarse. Per tale motivo dobbiamo cercare di riconoscerlo in fase iniziale, quando è ancora proponibile una terapia efficace con possibilità di guarigione vicine al 100%, magari con sola terapia endoscopica.
La diagnosi precoce si fa solo con un esame endoscopico, ma gli strumenti devono essere adeguati, ad alta definizione, ed il medico esperto di questa patologia.
Se la neoplasia non è penetrata nella parete esofagea è possibile con un delicato intervento endoscopico asportare il sottile strato mucoso dove si è formato il tumore, (mucosectomia endoscopica), altrimenti è necessario asportare l’esofago e sostituirlo un altro tratto intestinale (stomaco o colon).
Quando diventa difficile il passaggio del cibo con arresto del bolo e la comparsa di dolore retrosternale e rigurgito, la causa può essere un restringimento dell’esofago da:
È importante non sottovalutare i primi segni di disfagia e rivolgersi subito al medico per sottoporsi ad un esame radiologico o meglio endoscopico.
La terapia ovviamente legata alla malattia può essere:
La terapia endoscopica che viene praticata presso la Casa di Cura a seconda della patologia può essere:
È un diverticolo da pulsione, causato da una incoordinazione della peristalsi dello sfintere esofageo superiore o da un disordine della motilità del corpo esofageo (spasmo esofageo diffuso). La formazione di questa “saccoccia” causa disfagia, difficoltà respiratorie, rigurgito, alitosi, in misura tanto maggiore quanto maggiori sono le dimensioni del diverticolo.
Il trattamento del diverticolo di Zenker può essere:
Presso la Casa di Cura viene eseguito il trattamento con endoscopio flessibile che presenta indubbi vantaggi rispetto la chirurgia:
Di contro possono essere necessarie più sedute, ma non c’è dolore post-operatorio, si può iniziare a bere la sera stessa dell’intervento, le complicanze sono inferiori a quelle dell’intervento chirurgico (1,5% vs 11%).
L’acalasia (dal greco mancato rilasciamento), malattia rara, è la più comune malattia dell’esofago legata al movimento propulsivo. È caratterizzata dall’assenza di peristalsi (movimento coordinato) del corpo esofageo che comporta la mancata progressione del cibo lungo l’esofago associata ad una alterata apertura della “valvola” posta tra l’esofago e lo stomaco. La conseguenza è la permanenza del cibo nell’esofago senza che abbia la possibilità di passare nello stomaco. Ciò a lungo andare provoca una progressiva dilatazione dell’esofago, tanto che la malattia è anche denominata megaesofago.
Chi soffre di acalasia ha un’incidenza di insorgenza di carcinoma dell’esofago (sia squamo cellulare che adenocarcinoma) cinque volte superiore alla media.
I sintomi sono la disfagia (difficoltà ad alimentarsi) e il rigurgito di cibo non acido (perché non è venuto a contatto con i succhi gastrici).
Inizialmente la cura può essere solo farmacologica, ma successivamente può essere endoscopica (dilatazione del cardias) o chirurgica (miotomia con plastica antireflusso).
In presenza di reflusso gastro-esofageo per difendersi dall’acidità gastrica il tessuto che riveste l’esofago viene sostituito con una nuova mucosa di tipo intestinale, generata dall’esofago stesso. Questa trasformazione viene chiamata “metaplasia intestinale” o esofago di Barrett.
Esistono 3 tipi o “gradi” di esofago di Barrett:
L’esofago di B. è una situazione precancerosa per cui è molto importante la corretta e tempestiva diagnosi dello stadio di malattia, per la quale occorrono endoscopi ad alta definizione, endoscopisti in grado di riconoscere i diversi aspetti di alterazione mucosa per eseguire biopsie mirate e patologi esperti nella diagnosi di questa patologia.
Infatti se nei due primi gradi di malattia è sufficiente solo un controllo endoscopico perché il rischio di trasformazione neoplastica è basso, in caso di displasia grave bisogna intervenire con l’asportazione per via endoscopica o chirurgica del tessuto perché dopo 3 anni il 50% dei pazienti ha sviluppato un tumore del cardias.
Avere un Barrett non vuol dire avere un tumore, ma poiché è una malattia senza sintomi, è molto importante seguirne con una rigorosa continuità e secondo rigorosi protocolli l’eventuale evoluzione verso quadri patologici più severi che, pur essendo rari, esistono.
Si parla di reflusso gastroesofageo quando la valvola posta tra esofago e stomaco (sfintere esofageo) non funziona più permettendo la risalita in esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco.
Può presentarsi con sintomi chiari (acido in bocca, bruciore “alla bocca” dello stomaco) ma anche con sintomi che il paziente non collega direttamente alla patologia di cui è affetto perché apparentemente non collegati (tachicardia, tosse, raucedine, sinusite).
Quando è saltuario è sufficiente seguire una dieta e semplici norme di stile di vita, oltre ad una terapia occasionale.
Ma quando è frequente o quando i sintomi sono persistenti e vengono trascurati può diventare una vera malattia, con compromissione della qualità di vita e l’insorgenza di complicanze anche gravi che possono andare dalla infiammazione dell’esofago con formazione di ulcere, al suo restringimento con difficoltà ad alimentarsi fino allo sviluppo di neoplasie.
Prof. Battaglia Giorgio
Gastroenterologo e Chirurgo Generale
Laureato nel 1973 in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova, si è specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università di Padova e in Chirurgia Vascolare prezzo l’Università di Trieste.
Il dott. Giorgio Battaglia, Studioso Senior presso l’Università di Padova e responsabile scientifico del Centro Veneto Malattie Esofago, è stato ricercatore confermato dal 1980 e professore aggregato dal 2010 presso la stessa Università.
È stato responsabile dal 2004 dell’unità di Endoscopia Chirurgica della Clinica Chirurgica 3′, dal 2007 al 2015 ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’UOC di Endoscopia Digestiva ad Alta Tecnologia dell’Istituto Oncologico Veneto.
In questa sede ha progettato e realizzato la piastra endoscopica più innovativa e tecnologicamente avanzata d’Italia.
Tra i molti incarichi accademici è stato Segretario Nazionale della Società Italiana di Endoscopia Digestiva e membro di società scientifiche italiane e straniere (SIED, NIEC, ESGE, RFA Academy).
Avendo operato in uno dei più importanti gruppi di studio internazionali delle malattie dell’esofago ha acquisito una larga esperienza nella diagnosi e cura delle patologie dell’esofago sia maligne che benigne, sviluppando le sue competenze nel campo delle emorragie digestive, del reflusso gastroesofageo e delle sue complicanze, della cura delle malattie funzionali (acalasia e diverticoli), delle neoplasie del tratto gastroenterico sia iniziali che evolute.
Si è dedicato in particolare alla diagnostica avanzata (anche con strumentazione sperimentale: cromoendoscopia virtuale, alta definizione, zoom, laser confocale, autofluorescenza) delle precancerosi intestinali, riuscendo a riconoscere precocemente la neoplasia in oltre 350 pazienti così da poterli operare e guarire, solo per via endoscopica.
Ha introdotto per primo in Italia e messo a punto numerose procedure tra cui Sezione div. Zenker (240 pazienti), radiofrequenza (185 paz.), laser (360 paz.), mucosectomia e sub-mucosectomia (370 paz.), protesi esofagee (745 paz.), legatura varici esofagee (780 paz.).
Relatore ad oltre 290 Congressi Nazionali ed Internazionali, come segretario nazionale della Soc. Ital. di Endoscopia Digestiva ha organizzato e tenuto come docente 120 corsi di formazione nelle varie sedi endoscopiche Italiane e all’estero (Francia Tunisia).
È autore di 242 pubblicazioni a stampa.
Prof. Martines Diego
Gastroenterologo e Chirurgo Generale
Il Prof. Diego Martines è stato vice Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Gastronterologia presso l’Azienda Ospedaliera / Università di Padova e responsabile dell’attività ambulatoriale dell’ U.O.C. di Gastroenterologia.
Ha insegnato Gastroenterologia presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova e di Trieste e presso le Scuole di Specializzazione di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva e presso la Scuola di Specializzazione in Alimentazione e Nutrizione umana dell’Università degli Studi di Padova.
È membro dell’Associazione Italiana Studio del Fegato e dell’EASL ( European Association Study of Liver diseases).
Si è dedicato in particolare allo studio e al trattamento delle epatiti croniche virali e delle complicanze della cirrosi epatica e allo studio delle interazioni fra endotossine intestinali, barriera intestinale e patologia epatica.
È autore di 135 pubblicazioni di cui 70 su riviste internazionali dotate di “peer-review system”, 56 in riviste nazionali ed straniere non dotate di fattore d’impatto, 9 capitoli di libri.
Nel 2012 è stato nominato Studioso Senior dell’Università degli Studi di Padova.
Un diverticolo è una piccola sacca nel rivestimento del colon che si rigonfia verso l’esterno attraverso punti deboli della parete.
Possono manifestarsi con crampi e gonfiore addominale.
Quando invece i diverticoli si infiammano subentra la diverticolite.
I sintomi che indicano la presenza di diverticolite sono: dolore acuto o crampi nella zona dell’addome, stitichezza o diarrea, meteorismo, febbre, sanguinamento rettale.
La gastrite è un’infiammazione a carico della mucosa gastrica che riveste le pareti dello stomaco.
L’infiammazione può insorgere in modo improvviso come gastrite acuta dando luogo a un malessere gastrico di una certa intensità ma di durata limitata, oppure come gastrite cronica sviluppandosi in modo meno evidente ma persistendo poi come disturbo costante.
La gastrite più comune è generalmente legata ad abitudini alimentari poco sane o all’assunzione di cibi poco tollerati a livello dello stomaco.
Estremamente frequente è anche la “gastrite nervosa”, legata a stati d’ansia, stress, preoccupazioni.
Le gastriti croniche possono portare allo sviluppo di un’ulcera gastrica, in questo caso si determina un dolore sordo e bruciante nella regione superiore dell’addome, che compare nell’intervallo tra un pasto e l’altro.
L’Helicobacter pylori rappresenta il maggiore imputato nello sviluppo dell’ulcera. Il germe è presente nel 65-70% dei pazienti con ulcera gastrica e nel 90-95% dei pazienti con gastrite cronica, che sembra invariabilmente precedere la formazione di un’ulcera.
La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione molto comune e debilitante, che interessa circa il 10% della popolazione, soprattutto di sesso femminile e con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni. Essa può essere definita come un disturbo cronico e ricorrente delle funzioni dell’apparato gastrointestinale.
Essa interessa il colon e l’intestino tenue con alterazioni delle funzioni motorie, della sensibilità dolorosa e della secrezione di liquidi.
Queste alterazioni possono produrre sintomi quali il dolore o il gonfiore addominale (sensazione di ripienezza di gas) e cambiamenti nelle funzioni intestinali quali diarrea e/o stitichezza.
Il gonfiore di pancia o meteorismo ovvero una sgradevole sensazione di ripienezza di gas al giro vita, è un sintomo aspecifico e legato a diverse affezioni dell’apparato digerente. In alcune situazioni il disturbo è talmente invalidante da compromettere la vita sociale del soggetto. I sintomi possono cambiare nel tempo: possono esserci periodi con sintomi molto intensi, come periodi in cui i sintomi si attenuano o spariscono del tutto. Altri sintomi sono l’urgenza improvvisa di dover correre in bagno per evacuare, la presenza di muco (bianco-giallastro) nelle feci, la fastidiosa sensazione di non aver svuotato completamente le feci dal retto (tenesmo).
La diagnosi:
Il medico competente riconosce facilmente i sintomi tipici dell’IBS. Il passo più importante è quello di riconoscere la presenza di IBS ma soprattutto escludere il sospetto di altre malattie del canale alimentare (calcolosi della colecisti, gastriti, ulcere, coliti, tumori, ecc.), eventuali intolleranze (lattosio, glutine) o un’alterazione della flora batterica intestinale. Molti di questi pazienti riferiscono un’associazione tra ingestione di alcuni cibi e la comparsa del “gonfiore” e per questo iniziano a girovagare da uno specialista all’altro, ad effettuare test di intolleranze alimentari di “dubbia” validità e di intraprendere, sui risultati di tali test, stretti regimi alimentari di esclusione che non risolvono i sintomi, ma che possono comportare importanti stati carenziali.
Negli ultimi dieci anni, molti ricercatori hanno evidenziato che il cibo può essere un importante fattore scatenante dei sintomi in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile (IBS). La ricerca scientifica ha riportato l’associazione di una dieta ricca di oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi, e polioli (FODMAP) facilmente fermentabili con l’insorgenza di sintomi lamentati dai pazienti con IBS, quali il dolore addominale e il gonfiore addominale.
In questi ultimi anni sono stati pubblicati su autorevoli riviste scientifiche numerosi risultati che suggeriscono che un’alimentazione con basso contenuto di alimenti FODMAP riduce il gonfiore e i borborigmi nei 2/3 dei pazienti.
Da precisare che tale dieta non “cura” la sindrome dell’intestino irritabile, ma rappresenta una concreta strategia terapeutica che i medici possono offrire ai loro pazienti.
Il protocollo dura in totale 6-8 settimane. Nella prima fase, si eliminano i cibi ricchi di FODMP e gradualmente si reintroducono con l’aiuto del medico o del dietologo. Il risultato sarà quello di capire quali cibi e in che quantità sono accettati dal nostro intestino, senza avere ulteriori disturbi intestinali. Mentre la verità rimane ancora oscura ( non conosciamo ancora le vere cause dell’insorgenza del’IBS), i fatti (ad es. la dieta povera di FODMAP) stanno emergendo dalla finzione
Quando diventa difficile il passaggio del cibo con arresto del bolo e la comparsa di dolore retrosternale e rigurgito, la causa può essere un restringimento dell’esofago da:
È importante non sottovalutare i primi segni di disfagia e rivolgersi subito al medico per sottoporsi ad un esame radiologico o meglio endoscopico.
La terapia ovviamente legata alla malattia può essere:
La terapia endoscopica che viene praticata presso la Casa di Cura a seconda della patologia può essere:
dilatazione pneumatica in caso di acalasia |
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dilatazione con sonde nelle stenosi organiche tipo stenosi peptiche, da caustici, neoplastiche |
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posizionamento protesi per una palliazione della disfagia in caso di stenosi refrattarie o neoplastiche inoperabili |
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Nel caso non si riesca ad assicurare il transito in alcun modo può essere posizionata una sonda che attraverso la parete addominale viene inserita nello stomaco per alimentazione. |
Si parla di reflusso gastroesofageo quando la valvola posta tra esofago e stomaco (sfintere esofageo) non funziona più permettendo la risalita in esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco.
Può presentarsi con sintomi chiari (acido in bocca, bruciore “alla bocca” dello stomaco) ma anche con sintomi che il paziente non collega direttamente alla patologia di cui è affetto perché apparentemente non collegati (tachicardia, tosse, raucedine, sinusite).
Quando è saltuario è sufficiente seguire una dieta e semplici norme di stile di vita, oltre ad una terapia occasionale.
Ma quando è frequente o quando i sintomi sono persistenti e vengono trascurati può diventare una vera malattia, con compromissione della qualità di vita e l’insorgenza di complicanze anche gravi che possono andare dalla infiammazione dell’esofago con formazione di ulcere, al suo restringimento con difficoltà ad alimentarsi fino allo sviluppo di neoplasie.
Per la diagnosi di reflusso gastro-esofageo è necessaria la esofago-gastroscopia per valutarne la presenza, Ie alterazioni anatomiche che lo provocano (incontinenza cardiale, ernia jatale) ed i danni che eventualmente ha provocato, dalla semplice infiammazione, alle ulcere, alla stenosi (ostruzione dell’esofago) fino allo sviluppo di una neoplasia.
Per valutarne però l’intensità, la durata ed il n° di episodi che compaiono in un giorno bisogna introdurre un elettrodo poco sopra il cardias che registra nell’arco di 24h i valori di acidità in esofago. (pH-metria).
I dati raccolti ci daranno le giuste indicazioni per una corretta terapia medica o chirurgica.
Normalmente questo lo si fa con una sonda posizionata in esofago e collegata con dei fili che escono dal naso ad un registratore.
Questa metodica però può non essere accettata da alcuni pazienti per il fastidio dei dei fili che fuoriescono dal naso e per motivi “estetici” dovendo recarsi al lavoro.
Oggi è possibile eseguire questo esame applicando una capsula 6 cm sopra il cardias che trasmette wireless per 72h i valori di ph ad un registratore che viene tenuto alla cintura.
Si può condurre una normale attività, mangiare e dormire senza fastidi, uscire di casa, fare sport e andare al lavoro.
Per questo la valutazione del reflusso avviene in condizioni più fisiologiche
I sanguinamenti del tratto esofago-gastrico possono essere acuti e cronici.
Quelli acuti si manifestano con emissione di sangue rosso misto a coaguli più scuri dalla bocca e con feci color catrame acquose dal retto.
Quelli cronici si evidenziano solo facendo analizzare le feci (ricerca sangue occulto).
Le cause più comuni sono difficili da specificare poiché variano in base all’area interessata dall’emorragia e dall’età del soggetto.
Tuttavia, in linea generale, le cause più comuni di sanguinamento del tratto GI superiore sono:
Gran parte di queste lesioni possono essere prevenute o trattate con un esame endoscopico.
Se la neoplasia non è penetrata nella parete esofagea è possibile con un delicato intervento endoscopico asportare il sottile strato mucoso dove si è formato il tumore, (mucosectomia endoscopica), altrimenti è necessario asportare l’esofago e sostituirlo un altro tratto intestinale (stomaco o colon). |
L’acalasia (dal greco mancato rilasciamento), malattia rara, è la più comune malattia dell’esofago legata al movimento propulsivo. È caratterizzata dall’assenza di peristalsi (movimento coordinato) del corpo esofageo che comporta la mancata progressione del cibo lungo l’esofago associata ad una alterata apertura della “valvola” posta tra l’esofago e lo stomaco. La conseguenza è la permanenza del cibo nell’esofago senza che abbia la possibilità di passare nello stomaco. Ciò a lungo andare provoca una progressiva dilatazione dell’esofago, tanto che la malattia è anche denominata megaesofago.
Chi soffre di acalasia ha un’incidenza di insorgenza di carcinoma dell’esofago (sia squamo cellulare che adenocarcinoma) cinque volte superiore alla media.
I sintomi sono la disfagia (difficoltà ad alimentarsi) e il rigurgito di cibo non acido (perché non è venuto a contatto con i succhi gastrici).
Inizialmente la cura può essere solo farmacologica, ma successivamente può essere endoscopica (dilatazione del cardias) o chirurgica (miotomia con plastica antireflusso).
È un diverticolo da pulsione, causato da una incoordinazione della peristalsi dello sfintere esofageo superiore o da un disordine della motilità del corpo esofageo (spasmo esofageo diffuso). La formazione di questa “saccoccia” causa disfagia, difficoltà respiratorie, rigurgito, alitosi, in misura tanto maggiore quanto maggiori sono le dimensioni del diverticolo.
Il trattamento del diverticolo di Zenker può essere:
Presso la Casa di Cura viene eseguito il trattamento con endoscopio flessibile che presenta indubbi vantaggi rispetto la chirurgia:
Di contro possono essere necessarie più sedute, ma non c’è dolore post-operatorio, si può iniziare a bere la sera stessa dell’intervento, le complicanze sono inferiori a quelle dell’intervento chirurgico (1,5% vs 11%).
Diagnosi precoce con strumenti ad alta definizione
n presenza di reflusso gastro-esofageo per difendersi dall’acidità gastrica il tessuto che riveste l’esofago viene sostituito con una nuova mucosa di tipo intestinale, generata dall’esofago stesso. Questa trasformazione viene chiamata “metaplasia intestinale” o esofago di Barrett.
Esistono 3 tipi o “gradi” di esofago di Barrett:
L’esofago di B. è una situazione precancerosa per cui è molto importante la corretta e tempestiva diagnosi dello stadio di malattia, per la quale occorrono endoscopi ad alta definizione, endoscopisti in grado di riconoscere i diversi aspetti di alterazione mucosa per eseguire biopsie mirate e patologi esperti nella diagnosi di questa patologia.
Infatti se nei due primi gradi di malattia è sufficiente solo un controllo endoscopico perché il rischio di trasformazione neoplastica è basso, in caso di displasia grave bisogna intervenire con l’asportazione per via endoscopica o chirurgica del tessuto perché dopo 3 anni il 50% dei pazienti ha sviluppato un tumore del cardias.
Avere un Barrett non vuol dire avere un tumore, ma poiché è una malattia senza sintomi, è molto importante seguirne con una rigorosa continuità e secondo rigorosi protocolli l’eventuale evoluzione verso quadri patologici più severi che, pur essendo rari, esistono.
Prof. Battaglia Giorgio
Gastroenterologo e Chirurgo Generale
Laureato nel 1973 in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova, si è specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università di Padova e in Chirurgia Vascolare prezzo l’Università di Trieste.
Il dott. Giorgio Battaglia, Studioso Senior presso l’Università di Padova e responsabile scientifico del Centro Veneto Malattie Esofago, è stato ricercatore confermato dal 1980 e professore aggregato dal 2010 presso la stessa Università.
È stato responsabile dal 2004 dell’unità di Endoscopia Chirurgica della Clinica Chirurgica 3′, dal 2007 al 2015 ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’UOC di Endoscopia Digestiva ad Alta Tecnologia dell’Istituto Oncologico Veneto.
In questa sede ha progettato e realizzato la piastra endoscopica più innovativa e tecnologicamente avanzata d’Italia.
Tra i molti incarichi accademici è stato Segretario Nazionale della Società Italiana di Endoscopia Digestiva e membro di società scientifiche italiane e straniere (SIED, NIEC, ESGE, RFA Academy).
Avendo operato in uno dei più importanti gruppi di studio internazionali delle malattie dell’esofago ha acquisito una larga esperienza nella diagnosi e cura delle patologie dell’esofago sia maligne che benigne, sviluppando le sue competenze nel campo delle emorragie digestive, del reflusso gastroesofageo e delle sue complicanze, della cura delle malattie funzionali (acalasia e diverticoli), delle neoplasie del tratto gastroenterico sia iniziali che evolute.
Si è dedicato in particolare alla diagnostica avanzata (anche con strumentazione sperimentale: cromoendoscopia virtuale, alta definizione, zoom, laser confocale, autofluorescenza) delle precancerosi intestinali, riuscendo a riconoscere precocemente la neoplasia in oltre 350 pazienti così da poterli operare e guarire, solo per via endoscopica.
Ha introdotto per primo in Italia e messo a punto numerose procedure tra cui Sezione div. Zenker (240 pazienti), radiofrequenza (185 paz.), laser (360 paz.), mucosectomia e sub-mucosectomia (370 paz.), protesi esofagee (745 paz.), legatura varici esofagee (780 paz.).
Relatore ad oltre 290 Congressi Nazionali ed Internazionali, come segretario nazionale della Soc. Ital. di Endoscopia Digestiva ha organizzato e tenuto come docente 120 corsi di formazione nelle varie sedi endoscopiche Italiane e all’estero (Francia Tunisia).
È autore di 242 pubblicazioni a stampa.
Risonanza Magnetica Multiparametrica senza e con Mezzo di Contrasto (mpRMN).
La mpRMN diagnostica i tumori importanti ed esclude i tumori clinicamente non significativi con alto potere predittivo negativo (95%).
Anche la RMN senza mezzo di contrasto adatta a pazienti con problemi renali ottiene una buona accuratezza diagnostica. L’indicazione va discussa con lo specialista.
In sintesi la mpRMN con MDC comporta:
• alta sensibilità nella diagnosi di tumori significativi
• riduzione di “over diagnosis” e di diagnosi di tumori non significativi (“indolent cancer”)
• riduzione delle biopsie inutili nei pazienti posti in osservazione (sorveglianza attiva);
• grande utilità nei casi dubbi;
• obbligatorietà nei casi con precedente biopsia negativa.
Biopsia prostatica ecoguidata semplice “mapping”, e con tecnica “FUSION” ovvero la fusione delle immagini della mpRMN con la ecografia transrettale.
Le immagini vengono fuse e sovrapposte con l’aiuto di un computer presente nell’ecografo, così si identifica l’immagine sospetta evidenziata alla mpRMN e quindi l’ago, controllato sotto guida ecografica viene diretto esattamente nelle aree sospette evidenziate dalla RMN.
Non sono necessari molti prelievi per colpire il bersaglio e prelevare tessuto dalla zona sospetta. Si riduce quindi il numero dei prelievi bioptici senza diminuire l’accuratezza diagnostica. Anzi questa aumenta e diminuiscono le complicanze e l’invasività perchè sipossono eseguire meno prelievi ma mirati : invece di 12 o 18 o 24 solo 4-6, max 8.
La biopsia prostatica viene sempre eseguita in anestesia locale.
Gli esami di primo livello sono: l’esame urine completo, il PSA e la visita urologica e attraverso il colloquio con lo specialista potrai valutare le necessità o meno di eseguire gli esami più approfonditi descritti sopra.
La chirurgia plastica comprende l’insieme di tutti gli interventi chirurgici che hanno come scopo quello di correggere e rimediare difetti o vere e proprie malformazioni, sia congenite che acquisite a seguito di malattie o traumi.
Tra le più comuni procedure chirurgiche plastiche vi sono gli interventi per la ricostruzione dopo asportazione di di qualsiasi tipo di neoformazione – sia benigna che maligna – della superficie della pelle (naso, occhi e volto in generale) tra cui le più diffuse sono nevi, cisti fibromi e carcinomi.
Le procedure di chirurgia plastica riguardano anche le pratiche di ricostruzione di determinati organi in seguito ad interventi di rimozione come nel caso, ad esempio, della mastectomia.
Esse pertanto svolgono un ruolo decisivo nel recupero non solo fisico ma anche psicologico.
La medicina estetica comprende l’insieme di cure e trattamenti medici volti migliorare l’aspetto del paziente, contrastando gli effetti dovuti all’invecchiamento o correggendo piccoli difetti o imperfezioni senza ricorrere all’intervento chirurgico.
Le procedure di medicina estetica sono generalmente poco invasive, vengono svolte in ambulatorio senza la necessità di ricovero e consentono un ritorno alla vita quotidiana pressoché immediato.
L’effetto di tali trattamenti, a differenza della chirurgia, è solitamente reversibile, con una durata nel tempo che può variare da paziente a paziente.
La chirurgia estetica del corpo racchiude l’insieme di tutti gli interventi chirurgici che hanno come scopo quello di modificare l’aspetto di determinate parti del corpo, migliorandole ed eliminando eventuali imperfezioni.
Le cause che possono incidere sulla forma fisica sono molteplici; un eccessivo accumulo di tessuto adiposo (grasso) sull’addome, sui fianchi o sulle braccia crea un profilo corporeo disarmonico, fonte di disagio per molti pazienti.
Il trascorrere del tempo, una gravidanza o un troppo repentino e massiccio dimagrimento, invece, producono un antiestetico rilassamento della pelle. Tali difetti possono essere corretti con specifiche procedure di chirurgia estetica quale ad esempio l’addominoplastica o il lifting (braccia – cosce).
Laddove diete ed esercizio fisico non siano sufficienti, un intervento consente, quindi, non solo di migliorare l’aspetto estetico, ma anche il pieno recupero funzionale.
La chirurgia estetica del seno comprende l’insieme di tutti gli interventi finalizzati a migliorare l’aspetto del seno, correggendone la forma e la dimensione.
Il seno è infatti un elemento che caratterizza fortemente la femminilità: la sensazione di disagio derivante da un eventuale difetto ha quindi anche una notevole rilevanza psicologica.
L’asimmetria tra i seni, una scarsa tonicità, un limitato sviluppo – o al contrario una misura eccessiva – sono tra gli inestetismi più comuni che possono essere corretti attraverso appositi trattamenti chirurgici estetici.
Grazie alla chirurgia estetica è possibile intervenire e correggere tali problematiche, conferendo così un aspetto più armonioso al seno e all’intera figura della paziente.
Chirurgia Estetica Del Viso
La chirurgia estetica del viso comprende l’insieme di tutti gli interventi chirurgici che hanno come scopo quello di eliminare dei piccoli difetti, migliorando ed armonizzando i tratti del volto.
L’aspetto del viso gioca un ruolo fondamentale nella vita di ognuno: è la parte del corpo che per prima è visibile e attraverso la quale ci relazioniamo con gli altri; è inoltre veicolo di molte espressioni che contribuiscono al linguaggio cosiddetto non verbale.
Il viso, però, è soprattutto fortemente legato al modo in cui un individuo si percepisce: per questo motivo risulta spesso difficile sopportare un difetto o un’imperfezione in questa parte del corpo. Gli inestetismi che maggiormente spingono al ricorso alla chirurgia estetica sono le rughe e gli altri segni di rilassamento della pelle che compaiono con l’avanzare dell’età, il “gibbo” del naso o le orecchie a sventola.
Il Dott. Renato Balduin è il referente dell’Ambulatorio di Pneumologia e di Allergologia della Casa di Cura Rizzola di San Donà di Piave.
Attualmente si dedica, in particolare, alla diagnosi e alla cura dei malati sia a livello ambulatoriale che a livello di degenti nella Casa di Cura Rizzola.
All’interno della Struttura viene coinvolto come consulente dai colleghi operanti sia nei reparti medici che chirurgici per valutazioni cliniche pneumologi che e della funzionalità respiratoria dei pazienti ricoverati
Lavori scientifici
Nel corso della propria attività clinica ha pubblicato 120 Articoli Scientifici sia su riviste internazionali (Respiration), Nazionali (Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio – Minerva Chirurgica etc) e Regionali. Alcune pubblicazioni del Dottor Renato Balduin:
Test del cammino dei 6 minuti: misura la funzionalità cardiopolmonare in pazienti con malattie polmonari croniche quali bronchite cronica ostruttiva , enfisema polmonare o insufficienza cardiaca.
L’esame si esegue facendo camminare il paziente per 6 minuti lungo un corridoio su una superficie piana misurando, tramite un saturimetro posto su un dito, la ossigenazione del sangue e la frequenza cardiaca. L’esame può essere interrotto in qualsiasi momento per difficoltà insorte o per la comparsa di parametri alterati.
Test alla metacolina: è un test spirometrico utilizzato per misurare la reattività delle vie aeree e quindi per porre diagnosi di asma bronchiale quando la spirometria di base è nella norma o prossima alla normalità.
L’esame viene eseguito facendo inalare al paziente dosi crescenti di metacolina, erogata tramite un dosimetro, per confermare la diagnosi di asma bronchiale se la sintomatologia clinica orienta per tale patologia.
Polisonnografia: (monitoraggio cardiorespiratorio) E’ un esame di fondamentale importanza per ricercare disturbi respiratori nel sonno quali apnee ed ipopnee. Le apnee sono molto pericolose perché determinano, durante la notte, ricorrenti cali di ossigenazione in particolare a cuore e cervello. Possono causare sonnolenza e stanchezza diurna, difficoltà di concentrazione, cefalea al mattino e nicturia. Sono talora causa di ipertensione arteriosa resistente ai farmaci e di disturbi del ritmo cardiaco.
L’esame consiste nella registrazione del flusso aereo, dei movimenti toraco addominali, della frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno nel sangue arterioso. La registrazione notturna viene effettuata a casa del paziente previo montaggio della strumentazione in ambulatorio.
Il Prick test: test allergologico cutaneo di grande importanza per diagnosticare le cause di allergie respiratorie, alimentari e verso altri allergeni. L’esame si effettua ponendo gocce di allergene purificato sulla superficie cutanea, in genere dell’avambraccio, e poi facendole penetrare con una lancetta monouso attraverso gli strati superficiali della cute.
Dopo 15-20 minuti si valuta la reazione dei singoli allergeni confrontandola con due controlli, uno positivo ed uno negativo.
Spirometria: è un esame che serve a misurare, tramite uno strumento chiamato spirometro, la funzione respiratoria in particolare i volumi di aria contenuti nei polmoni ed i flussi di aria che passano attraverso i bronchi.
L’esame richiede collaborazione da parte del paziente e si effettua facendo eseguire alla persona delle respirazioni guidate
La visita endocrinologica consente di valutare o controllare i disturbi e le malattie collegate alle ghiandole endocrine (responsabili della produzione degli ormoni). Tra questi organi vi sono la tiroide, i testicoli, le ovaie, l’ipofisi, i surreni e il pancreas. Tale visita è considerata non invasiva e indolore.
Vengono valutate le disfunzioni tiroidee, ipofisarie, surrenaliche, ipertensione e ipotensione secondarie, sincope, obesità grave. Particolare attenzione viene rivolta a funzione tiroidea in gravidanza, nella menopausa e in corso di cardiopatia. La visita ambulatoriale può essere corredata da valutazione ecografica (tiroidea)
La visita endocrinologica è in grado di individuare e controllare i disturbi legati alla tiroide, all’ipofisi, ai surreni, alle ovaie, ai testicoli e, anche se in modo minore rispetto a un consulto diabetologico, al pancreas. Gli ormoni nell’organismo svolgono diversi ruoli fondamentali per garantire il funzionamento del metabolismo, degli organi e dei tessuti. L’endocrinologo identifica e corregge il malfunzionamento delle ghiandole che possono contribuire alla comparsa di malattie come l’osteoporosi, la disfunzione erettile e il diabete e possono indurre problematiche come l’infertilità e le complicanze della menopausa.
Il giorno della visita endocrinologica, è bene che il paziente porti con sé tutti i referti riguardanti le visite eseguite in precedenza consigliate del medico curante. Non è necessario eseguire una specifica preparazione prima della visita.
Inizialmente l’endocrinologo raccoglie informazioni circa la vita familiare, patologica e alimentare del paziente, dopodiché eseguirà una visita clinica accurata che potrebbe essere utile alla prescrizione di altri esami specifici. Nelle visite di controllo che seguiranno, è possibile che il medico valuti anche i risultati ottenuti dalle visite prescritte in precedenza.
Prevenzione e cura del piede diabetico, in collaborazione con altri specialisti vengono valutate le altre complicanze come la cardiopatia ischemica, retinopatia, disfunzione erettile; valutazione delle complicanze relative alla malattia diabetica: neuropatia diabetica, nefropatia diabetica; valutazione delle malattie dislipidemiche
Come prima cosa nella visita diabetologica si esegue l’anamnesi del paziente, ovvero sono raccolte informazioni circa la sua storia clinica e lo stile di vita:
Viene valutato lo stato metabolico in riferimento a diabete, prediabete, iperinsulinismo e vengono valutate le complicanze che si accompagnano alla malattia diabetica come la cardiopatia ischemica, retinopatia, disfunzione erettile, la neuropatia sensitivo motoria e autonomica, nefropatia, piede diabetico. Si esegue inoltre la valutazione delle dislipidemie e delle iperuricemie (artrite gottosa)
Dopodiché, lo specialista procederà con una vista clinica, alla cui conclusione il dottore sarà in grado di prescrivere gli accertamenti da eseguire o, nel caso di una seconda visita, valutare i risultati delle analisi ed impostare così la terapia, prescrivendo farmaci, spiegando al paziente come gestire la patologia (automonitoraggio della glicemia e non solo), fornendo informazioni sul regime alimentare ed il corretto stile di vita e confermando e rinforzando le motivazioni sulla cura della malattia. Infine, per i pazienti che hanno bisogno di approfondimenti, verranno prescritti tutti i test di laboratorio necessari.
L’aumento della pressione o ipertensione arteriosa è nella maggior parte dei casi “essenziale” ed origina dalla interazione tra predisposizione ereditaria e fattori ambientali (attività fisica, peso corporeo, consumo di sale, stress…). In alcuni casi, è causata da alterazioni ormonali, renali, vascolari.
L’ipertensione arteriosa favorisce la comparsa di complicazioni cardiache (scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale), vascolari (malattie cerebrovascolari come ictus ischemico ed emorragie cerebrali, aneurismi aortici, arteriosclerosi delle arterie renali e degli arti), insufficienza renale e problemi cerebrali.
L’ipertensione arteriosa può essere prevenuta e curata con provvedimenti di stile di vita (calo di peso, riduzione del consumo di sale, aumento della attività fisica) e con farmaci da assumere con regolarità.
La sincope chiamata anche “svenimento” o “lipotimia” e è un’improvvisa e transitoria perdita di coscienza, con recupero spontaneo, causata da una riduzione improvvisa del flusso sanguigno al cervello. Si associa a manifestazioni neurovegetative quali nausea, sudorazione fredda, peso epigastrico, ecc. Questi sintomi possono essere seguiti dalla compromissione dello stato di coscienza e quindi da caduta a terra.
L’insieme di sintomi che precedono talora la sincope, viene definita presincope ed è caratterizzata da fiacchezza intensa, sudorazione fredda, pallore, annebbiamento della vista, nausea e disturbi di stomaco, difficoltà a mantenere la stazione eretta.
La sincope può essere dovuta ad una varietà di cause. Le forme principali sono: le sincopi neuromediate (vasovagale, senocarotidea, situazionale), le sincopi ortostatiche, le sincopi di origine cardiaca (aritmiche o meccaniche) e le sincopi cerebrovascolari. Si devono distinguere le vere sincopi da altre forme di perdita di coscienza improvvisa come crisi ipoglicemiche, crisi epilettiche, ictus cerebrali.
Le malattie cerebrovascolari sono quelle malattie del cervello causate da alterazioni delle arterie cerebrali spesso di tipo cronico.
Vi possono essere ischemie di tipo acuto da riduzione dell’arrivo di sangue per occlusione di una arteria ed emorragiche per una rottura di un’arteria.
I principali fattori di rischio correggibili per le malattie cerebrovascolari sono l’ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, l’aumento dei grassi circolanti, il diabete, la fibrillazione atriale.
L’arteriosclerosi, è un’alterazione delle arterie causata da processi infiammatori in grado di danneggiare lo strato interno delle arterie, che di conseguenza perdono la loro elasticità e si ispessiscono.
Un accumulo di colesterolo LDL e di calcio determina il formarsi di placche arteriosclerotiche in grado di restringere il lume dei vasi sanguigni. Questo comporta la riduzione dell’apporto di ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti e agli organi a valle di queste alterazioni. Se le placche si rompono, nel punto di rottura si formano coaguli di sangue che possono bloccare completamente il flusso sanguigno.
Le manifestazioni cliniche della arteriosclerosi comprendono malattie del cuore (infarto, angina pectoris, scompenso cardiaco), del cervello (ictus ischemico ed emorragico), la vasculopatia periferica, l’insufficienza renale, la demenza vascolare arteriosclerotica.
I principali fattori di rischio che inducono l’ arteriosclerosi sono correlati allo stile di vita: fumo di sigaretta, ipertensione, livelli elevati di grassi e di glucosio nel sangue.
Lo scompenso cardiaco è la condizione nella quale il cuore non riesce a pompare una quantità di sangue sufficiente a tutti gli organi e tutte le parti del corpo.
Può comportare accumulo di liquidi e produrre danno alla funzione degli altri organi (reni, intestino, cervello, polmoni). L’insufficienza cardiaca è una condizione molto comune, che giunge ad interessare oltre il 5% delle persone che hanno più di 70 anni.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di una condizione cronica, che deve essere seguita e curata per tutta la vita. Per il coinvolgimento di tutti gli organi vitali, è quanto mai importante un approccio integrato che tenga presente la prognosi, le aspettative, i sintomi e gli effetti favorevoli ed indesiderati della terapia